Bari 11 marzo 2023 – Incontro fra trapiantati di fegato e medici
Sabato 11 marzo 2023 si è tenuto a Bari un incontro organizzato dalla Delegazione AITF Puglia al quale hanno partecipato trapiantati di fegato, sanitari del Policlinico di Bari, del Centro trapianto di fegato di Torino e rappresentanti dell’AITF Nazionale.
Rita Cuna e Rosa Ieva, rispettivamente presidente e vicepresidente dell’AITF Puglia hanno ricordato il valore del SI alla donazione senza il quale non c’è trapianto e che ogni trapiantato deve sentirsi impegnato affinché la possibilità di rinascita possa essere data sempre più con maggiore generosità a coloro che sono in lista di attesa.
Accennando alla proposta del Centro Nazionale Trapianti per la revisione della legge 91/99 il presidente AITF Nazionale Marco Borgogno ha espresso la speranza che si possa giungere al più presto all’attuazione della legge sul silenzio assenso e che la riformulazione della legge per consentire ai riceventi e alle famiglie dei donatori di conoscersi dopo averne verificato la loro assoluta liberalità, mantenga inalterato il rispetto del principio dell’anonimato. Il presidente non ha mancato di esprimere le personali perplessità sul disegno di legge sull’autonomia differenziata con rischi di aumentare il già forte divario fra nord e sud in tema di servizio sanitario.
Rispondendo alla domanda sulle emozioni vissute durante l’esecuzione del trapianto, il professor Renato Romagnoli (Direttore Centro Trapianto Fegato Torino) ha innanzitutto sottolineato lo stato di assoluta concentrazione che si deve raggiungere a partire dalla fase di preparazione al trapianto e mantenere nel corso di tutto l’intervento. Forte è l’emozione che ogni volta il chirurgo prova nel momento in cui vede il sangue riprendere a scorrere nell’organo trapiantato, il momento in cui l’organo riprende colore e vita. Competenza, coraggio, umiltà e umanità sono le doti essenziali che il professore ha indicato fondamentali per lo svolgimento dell’attività del chirurgo dei trapianti.
La dottoressa Maria Rendina (Gastroenterologia Policlinico di Bari) ha indicato nella pazienza e nella perseveranza i due principali elementi che caratterizzano l’atteggiamento dei gastroenterologi nella gestione dei pazienti che in molti casi giungono nei loro reparti quando lo scompenso epatico è già in condizioni avanzate, pazienti che si aggrappano con disperazione alla possibilità del trapianto per salvare la propria vita, altri, nonostante la gravità della situazione, quasi lo rifiutano. “Uno dei nostri compiti” – ha ricordato la dottoressa – “è anche quello di prendere per mano i pazienti, portarli al trapianto nelle migliori condizioni possibili coinvolgendo anche le loro famiglie”. La speranza espressa dalla dottoressa è che il grande sacrificio di tutti nel percorso di ogni singolo paziente, caratterizzato da sofferenze, lunghe attese, lacrime, gioie, porti infine a fare emergere questo inno alla vita. La dottoressa ha affermato che oggi la principale carenza nel loro lavoro è di carattere organizzativo. Si tratta di organizzare percorsi assistenziali di comunicazione per rispondere alle richieste e ai bisogni più comuni che accompagnano il paziente nel pre e post trapianto; spesso i pazienti hanno semplicemente bisogno di essere rassicurati. “Oggi” – ha precisato la dottoressa Rendina rivolgendosi ai pazienti presenti in sala – “siamo noi medici a dire grazie a voi per questi sorrisi per questi sguardi, per queste donne che vanno alla comunione del nipote, che sposano i figli, che possono quindi continuare la loro vita”.
“Tornare a Bari è una sfida” – ha dichiarato il prof. Francesco Tandoi (Ricercatore Università Policlinico di Bari) – “significa scontrarsi con una realtà molto diversa, una realtà da risistemare avendo come riferimento un modello conosciuto nel corso degli anni e difficile da riprodurre in un ambiente differente da quello in cui si cresce, si impara a fare il chirurgo e il mestiere del trapianto. La difficoltà aumenta soprattutto a causa del numero di donazioni che in Puglia è molto più basso di altre regioni del nord”. Il professor Tandoi ha voluto ringraziare i medici che collaborano e sostengono la sua attività, gli amici infermieri, quelli che lo hanno conosciuto da studente e lo sostengono ora in questo nuovo ruolo. L’impegno espresso dal professore è quello di risollevare l’attività trapiantologica pugliese che pur viaggiando sempre su livelli buoni, ha bisogno di coraggio e quindi di offrire maggiori possibilità a pazienti che un tempo nessuno avrebbe mai pensato di poter trapiantare. “La squadra” – ha concluso il professore – “è quella che fa il risultato”.
Dall’interessante confronto con i pazienti, sono emerse criticità che richiedono un più preciso impegno da parte delle associazioni per far si che il sistema sanitario garantisca un percorso psicologico che accompagni il paziente in tutte le fasi della sua esperienza di trapianto (follow up compreso) con la presenza di adeguate figure professionali, in particolare quella dello psicologo dei trapianti.
Alle associazioni viene chiesto un significativo contributo anche nei casi in cui il trapianto presenta problemi e complicanze gravi e dove il paziente ha bisogno di un forte sostegno.